Novembre 24, 2024

Terremoto: i vantaggi fiscali della copertura assicurativa

L’Italia, per la sua posizione, a cavallo tra la zolla africana e quella euroasiatica, è certamente un territorio a forte rischio sismico. Tragici eventi catastrofali hanno colpito, in anni recenti e meno recenti, quasi tutta la penisola. Negli ultimi anni, a farne le spese, sono stati prevalentemente i centri abitati situati lungo la dorsale appenninica centro-meridionale, con interi paesi e città rase al suolo o quasi, basti ricordare il sisma de L’Aquila del 2009 e i più recenti eventi del 2016 (Accumoli, Amatrice, Castelluccio di Norcia).

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Lo Stato risarcisce, ma per quanto ancora?

La spesa che lo Stato mediamente sostiene, ogni anno, per il risarcimento dei danni subiti dai cittadini in caso di evento catastrofale – al netto del picco dell’ultimo periodo – è pari a circa 3 miliardi di Euro (Fonte: ANIA). Il Legislatore si è già mosso sul lato della prevenzione istituendo, nel 2009, un Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico (art. 11, Legge 77/2009), attraverso il quale il Ministero dell’economia e delle finanze stanzia, anno dopo anno, somme destinate al rafforzamento e al miglioramento delle strutture su tutto il territorio nazionale.

Va da sé però che – sia per le basse somme erogate, sia per le lentezze burocratiche – la prevenzione pubblica non riesce a contenere l’impegno dello Stato come si vorrebbe.  Con l’Art. 2 del decreto-legge n. 59 del 15 Maggio 2012, poi soppresso durante la conversione nella legge n. 100 del 12 Luglio 2012, si tentò di incentivare la sottoscrizione di coperture assicurative catastrofali sugli immobili, favorendo i contraenti tramite la facoltà di dedurre fiscalmente parte del premio assicurativo. In cambio, vi sarebbe stata un’esclusione, “[…] anche parziale, dell’intervento statale per i danni subiti da fabbricati.” Quindi, la logica è: ti assicuri, ti incentivo fortemente a farlo; ma io, Stato, non ti risarcisco più.

I vantaggi fiscali nella legge di bilancio 2018

Circa cinque anni dopo, con la legge di bilancio 2018, si è giunti a un importante novità. Sono stati infatti inseriti i premi assicurativi dei contratti relativi alla copertura degli eventi catastrofali tra le voci di spesa detraibili al 19%. Inoltre, all’Art. 1, comma 768, si precisa che la voce di premio che copre questi rischi sarà esentata dall’imposta del 22,25%. Tutto questo per i contratti sottoscritti dal 1 gennaio 2018.

Esattamente come accade per il sistema previdenziale, dove lo Stato, non più in grado come prima di far fronte agli impegni derivanti da una popolazione sempre più anziana, incentiva la sottoscrizione di pensioni private, anche in caso di terremoto ed altri eventi catastrofali, restringendo il proprio intervento con il Fondo per le emergenze nazionali, lo Stato incentiva la sottoscrizione di coperture assicurative private.

L’intervento del privato diviene dunque indispensabile per far fronte a questi disastri naturali che causano danni ingenti alle strutture e perdite di vite umane.

H3 L’assicurazione terremoto negli altri paesi

In Francia, Spagna e Belgio, ad esempio, l’assicurazione per il terremoto è obbligatoria solo nel caso sia attiva una polizza incendio stipulata in occasione di un mutuo. Lo Stato, per aiutare gli assicuratori a coprire questi grandi rischi, interviene o con una società di riassicurazione pubblica, che offre la possibilità alle compagnie di assicurazioni di riassicurarsi ad un tasso agevolato, o assumendosene direttamente il rischio tramite un ente pubblico, che opera in base a criteri privatistici. In Turchia e Romania la polizza terremoto è sempre obbligatoria, ma nei fatti solo circa il 15% degli immobili risulta assicurato.

H3 L’assicurazione terremoto deve essere obbligatoria anche in Italia?

L’assicurazione per questi eventi dovrebbe essere resa obbligatoria anche nel nostro paese? Il dibattito, come è intuibile, è in corso da qualche anno. Certamente, con l’agevolazione fiscale introdotta a fine 2017 si è dato un forte impulso, almeno sulla carta, a incrementare questo tipo di coperture. Ma il problema è decisamente più ampio. L’ANIA ci informa che – a fronte di un 35% di immobili genericamente assicurati in Italia – le coperture catastrofali attive non superano il 2% del totale, quando quasi 8 abitazioni su 10 sono esposte a rischi medi o alti tra terremoto e alluvione. Il problema pertanto è piuttosto culturale, educativo.

Probabilmente con il tempo, grazie agli incentivi e ad una sempre crescente sensibilità, si arriverà a superare la diatriba obbligatorietà si obbligatorietà no. L’importante è che il tema venga affrontato seriamente e, quanto prima, trovando soluzioni condivise. Siamo tutti interessati e coinvolti, nessuno escluso.