La pandemia legata al Covid-19 ha lasciato un segno indelebile nel nostro paese, non solamente per gli strascichi sanitari, psicologici e sociali che ben tutti conosciamo. Si può infatti parlare a buon diritto di un lascito pandemico anche, tutto sommato, positivo, che si è espresso, in questi ultimi anni, in una maggiore attenzione, da parte delle istituzioni, alle situazioni sociali di maggior disagio. Rientra appieno in questo ambito il cosiddetto “reddito di liberta“.
Reddito di libertà INPS: requisiti
La libertà alla quale si fa qui riferimento, è quella – soprattutto economica – auspicata per le donne vittima di violenza, con o senza figli, seguite dai centri antiviolenza e dai servizi sociali. Lo possono richiedere, pertanto, tutte le cittadine italiane, comunitarie o extracomunitarie con regolare permesso di soggiorno residenti nel territorio italiano.
Come funziona il reddito di libertà
Il reddito per donne vittime di violenza consiste in un contributo economico, pari al massimo a 400 € mensili, erogato in un unica soluzione per dodici mesi. Nato come strumento per controbilanciare gli effetti economici negativi emergenti dalla situazione pandemica, è oggi una soluzione sostanzialmente strutturale, ed ha la finalità di sostenere in primo luogo le spese che consentano alla donna vittima di violenza di riacquisire una sua piena autonomia personale, nonché di garantire la formazione scolastica di eventuali figli minori. Va inoltre sottolineato che il reddito di libertà è compatibile con altre tipologie di sussidio pubblico.
Presentare la domanda per il reddito di libertà
Le domande per l’accesso al reddito di libertà vengono presentate direttamente dalle interessate – o da loro delegati – presso gli uffici del Comune di residenza, compilando e consegnando l’apposita modulistica INPS. Sarà poi l’impiegato dell’ente pubblico ad inserire la pratica sul portale dell’Istituto di Previdenza. Al termine della registrazione, la richiedente otterrà una ricevuta attestante la presentazione della domanda. E’ importante evidenziare che – come data valida di prenotazione – si terrà conto di quella registrata dall’operatore comunale sul portale INPS e non di quella apposta dall’interessata sul modulo cartaceo.
Se la domanda passa le verifiche preliminari, gli esiti possibili saranno dunque tre:
- domanda accolta e in pagamento;
- domanda non accolta per insufficienza di budget;
- domanda accolta in attesa di IBAN.
Ricordiamo che se il budget in quel momento a disposizione è terminato, la domanda potrà comunque essere accolta in un momento successivo.
Assunzione donne vittime di violenza
Con l’ultima Legge di Bilancio è stato inoltre introdotto un ulteriore supporto alle donne vittime di violenza. E riguarda proprio le beneficiarie del reddito di libertà. I datori di lavoro privati che assumono, nel triennio 2024-2026, queste donne, potranno contare sul totale esonero dei versamenti contributivi, sino al tetto massimo di 8.000 € annui.
Come riporta l’Art.1, comma 191 della Legge di Bilancio, “[i]n sede di prima applicazione, la previsione di cui al precedente periodo si applica anche a favore delle donne vittime di violenza che hanno usufruito della predetta misura nell’anno 2023.” Ciò significa che l’esonero contributivo è riconosciuto anche ai datori di lavoro che assumono donne disoccupate vittime di violenza che hanno cessato di percepire il reddito di libertà lo scorso anno.