Quando una dipendente rimane incinta, esiste ormai una prassi consolidata per presentare all’INPS domanda di maternità. Possono magari esserci alcuni dubbi sui passaggi da effettuare, ad esempio conoscere esattamente a che settimana inizia la maternità obbligatoria. Ma a parte queste piccole titubanze, tutto il processo per l’ottenimento del congedo parentale è effettuato piuttosto in scioltezza.
Diverso è il caso in cui la neomamma è in stato di disoccupazione. E’ in tal caso che interviene il bonus mamme 2023. Scopriamone assieme le caratteristiche.
Che cosa è il bonus mamme 2023
Con il termine “bonus mamme 2023” si intende l’assegno di maternità, concesso dai comuni e pagato dall’INPS, per l’anno in corso.
Si tratta, per la precisione, di una prestazione assistenziale disciplinata con l’Art.74 del DL 151/2001. In esso si specifica che, per ogni figlio partorito, in affidamento preadottivo o in adozione, alle donne residenti, cittadine italiane o comunitarie o in possesso di carta di soggiorno, che non beneficiano di alcun’altra indennità analoga prevista dalla legge, è concesso un assegno di maternità pari, per l’anno in corso, a complessivi 1.917,30 €. L’importo dell’assegno viene infatti rivalutato anno per anno, sulla base della variazione dell’indice dei prezzi al consumo ISTAT.
Le nascite, gli affidamenti preadottivi e le adozioni debbono essere avvenuti durante l’anno, e l’importo viene erogato per cinque mesi consecutivi. L’importo mensile risulta pertanto essere pare a 383,46 €.
Bonus mamme 2023 e requisiti economici
L’agevolazione spetta solamente alle neomamme che posseggono un determinato requisito economico. Il valore dell’ISEE deve cioè essere inferiore a 19.185,13 €. Va poi precisato che – oltre a non essere già beneficiarie di altro assegno di maternità INPS – le puerpere non devono avere alcuna copertura previdenziale oppure devono averla entro un determinato importo fissato annualmente.
Assegno di maternità dei comuni: la domanda
Per ottenere l’assegno di maternità erogato dai comuni è necessario presentare la domanda direttamente all’ente locale presso il quale si è residenti. Ogni comune ha il proprio ufficio preposto a raccogliere le richieste. In genere, si tratta dei Servizi Sociali, presso i quali ci si può recare direttamente o ai quali è possibile inviare una raccomandata tradizionale o una PEC. In alcuni casi è anche possibile espletare tutta la pratica direttamente online.
Da allegare, al momento della presentazione, c’è generalmente un modulo da compilare, che può essere scaricato dal sito del comune di residenza. Assieme ad esso va aggiunta una copia di un documento di identità valido, l’attestazione ISEE e – per i richiedenti provenienti da paesi terzi – copia del permesso di soggiorno o copia della ricevuta di avvenuta richiesta del permesso.
L’importante è presentare la richiesta non oltre i sei mesi dalla nascita del bambino o dall’effettivo ingresso in famiglia del minore adottato o in affido.
Una volta ricevuta la documentazione, l’ente locale si prende un determinato periodo di tempo per valutare se concedere o negare il bonus mamme 2023, in genere 45 giorni. Il nominativo per il quale l’istanza viene accettata sarà poi trasmesso all’INPS, che provvederà al pagamento del beneficio.