Ottobre 30, 2024

Grazie al report annuale L’Assicurazione italiana 2018-2019 realizzato da ANIA pochi mesi addietro, affrontiamo il tema ampio del mercato italiano delle polizze vita, dopo aver parlato del mercato RCA e di quello relativo ai danni non auto. Ricordiamo che, per il Codice delle Assicurazioni, i Rami Vita sono sei, così classificati:

  • Ramo I: sostanzialmente le polizze caso morte e i contratti di risparmio e investimento in gestione separata;
  • Ramo II: le cosiddette assicurazioni di nuzialità e natalità, oramai praticamente scomparse dal mercato;
  • Ramo III: sostanzialmente le polizze di tipo Unit ed Index Linked;
  • Ramo IV: sostanzialmente polizze malattia (Dread Disease), invalidità grave e perdita dell’autosufficienza (Long Term Care);
  • Ramo V: polizze di pura capitalizzazione (generalmente contratti collettivi a premio unico);
  • Ramo VI: fondi collettivi per l’erogazione di prestazioni in caso di morte, vita, cessazione o riduzione dell’attività lavorativa (fondi pensione).

L’andamento dei premi

Il 2018 ha visto un deciso incremento del volume dei premi raccolti dalle 46 imprese assicurative operanti nel settore vita italiano. Il totale raccolto pari a 102 miliardi di Euro è risultato maggiore del 3,5% rispetto a quanto realizzato l’anno precedente. Un incremento spinto prepotentemente soprattutto dalla raccolta su polizze di Ramo I (con garanzia di capitale), la quale ha totalmente assorbito il calo vistoso che ha impattato sui contratti Unit ed Index Linked (Ramo III), verificatosi soprattutto nell’ultimo trimestre del 2018.

Va segnalato come il mercato abbia registrato un incremento particolare in relazione alla raccolta dei prodotti cosiddetti “multiramo” (un mix tra investimenti in gestione separata e in Unit Linked): questi contratti rappresentano oggi oltre il 30% del mercato totale vita (erano al 20% nel biennio 2015-2016). Non stupisce invece che i premi raccolti sui PIR assicurativi, dei quali abbiamo ampiamente parlato precedentemente, siano solamente il 2% dei premi contabilizzati nel settore vita.

Le gestioni separate nel 2018

Un approfondimento interessante che possiamo trovare nel report ANIA è quello relativo alle cosiddette “polizze rivalutabili” e alle loro relative gestioni separate. Queste ultime hanno da sempre giocato un ruolo predominante nella raccolta vita delle compagnie assicurative. Il motivo principale dell’appeal di questa forma di investimento assicurativo è banalmente la sua sostanziale redditività priva di rischi, la quale è sempre stata superiore al rendimento medio dei titoli di stato, al rendimento medio del TFR, al valore dell’inflazione.

Il report ANIA sottolinea come un investimento pari a 100 effettuato nel lontano 1982 in gestione separata avrebbe prodotto, nel 2018, un capitale pari a 1.756: un rendimento medio annuo dell’8,3%, sostanzialmente privo di rischi (la volatilità annualizzata è pari al 5,5%). Lo stesso report peraltro aggiunge come lo stesso capitale, investito questa volta in azioni italiane, nello stesso anno e con l’ipotesi di un reinvestimento totale dei dividendi, avrebbe raggiunto nel 2018 un valore pari a 2.303, con un rendimento medio annuo del 9,1% (volatilità annualizzata del 28,4%). Questo doppio esempio mostra sia come, nel lungo periodo (36 anni), i mercati azionari si rivelino sostanzialmente vincenti sia come – al contempo – scelte di investimento estremamente prudenziali possano comunque portare risultati apprezzabili. La volatilità annualizzata, la quale misura la variazione percentuale annuale media del prezzo/valore di uno strumento finanziario, ci fa desumere piuttosto chiaramente, dagli esempi riportati, come anche eventuali investimenti di medio o addirittura breve periodo in gestione separata – al lordo di eventuali oneri contrattuali – possano generare comunque significative plusvalenze.

Ma quanto hanno reso le gestioni separate nel 2018? Il rendimento medio di questi speciali fondi assicurativi è stato pari al 3,03%. Circa la metà (48,5%) delle circa 300 gestioni prese in esame da ANIA ha avuto nel 2018 un rendimento superiore al 3%; una trentina di esse ha superato addirittura il 3,5%.