Dicembre 3, 2024
Ddl Made in Italy

Il ministro Urso ci tiene a far sapere che l’approvazione del Ddl Made in Italy, ossia la Legge 206/2023, rappresenta una svolta nella politica industriale del paese. Sono tante le disposizioni presenti nel testo di legge le quali, riferisce ancora il ministro in una nota riportata sul sito del MIMIT, intervengono “[…] a 360 gradi per stimolare e proteggere la crescita delle filiere strategiche nazionali, contrastare la contraffazione e formare nuove competenze in vista delle sfide globali che abbiamo davanti.” Tra le novità da sottolineare ricordiamo l’istituzione di un Fondo Sovrano, l’ampliamento della platea dei beneficiari degli incentivi sulla proprietà industriale, la promozione del settore del legno-arredo. Ma l’elenco potrebbe anche continuare.
Ci soffermeremo, qui, sulla sezione “aiuti imprenditoria femminile“, così come disciplinata all’Art.5 del Ddl Made in Italy.

L’Art.5 del Ddl Made in Italy

Fornire incentivi all’imprenditoria femminile è un “must” presente nel nostro paese da tempo. Che sino ad oggi queste agevolazioni abbiano effettivamente favorito il lancio di nuove imprese gestite da donne è però tutto da dimostrare. Si pensi solo che, secondo i dati Unioncamere relativi al settembre 2022, le aziende a guida femminile registrate erano poco più di 1 milione e 300 mila, ossia solamente il 22,18% delle imprese totali, contro una media europea del 32%.
Ciononostante, è sicuramente un bene che lo Stato tenti e ritenti ancora, al fine di eliminare un tale vistosissimo gap di genere.
A disciplinare i nuovi “aiuti imprenditoria femminile” è, come detto, l’Art.5 del Ddl Made In Italy, il cui titolo recita, seccamente: “Sostegno all’imprenditorialità femminile“.

Aiuti imprenditoria femminile

Parafrasando il testo di legge, l’obiettivo esplicitato dall’Art.5 è quello di rafforzare il sostegno sia alle iniziative di auto-imprenditorialità sia allo sviluppo di imprese costituite da donne. In particolare, si fa riferimento a quanto disciplinato al Capo 01 del Titolo 1 del DL 21 aprile 2000, n. 185: “Incentivi all’autoimprenditorialità e all’autoimpiego, in attuazione dell’articolo 45, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. 144“. In esso si specifica che possono richiedere le agevolazioni le imprese costituite in forma societaria, di piccole e medie dimensioni, costituite da non più di sessanta mesi e la cui compagine sia composta da donne o da giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni per oltre la metà numerica dei soci e di quote partecipazione. L’Art.5 del DDL Made in Italy rifinanzia il fondo dedicato all’iniziativa per 15 milioni di euro, ma solo in favore delle imprese a partecipazione prevalente femminile, escludendo così quelle composte in maggioranza da giovani.

Come funzionano gli aiuti imprenditoria femminile

L’incentivo rivolto alle imprese composte da donne consiste in un finanziamento per investimenti a tasso zero, per una durata massima di 10 anni e per un importo non superiore al 75% delle spese ammissibili. Tale ultimo limite può essere esteso sino al 90% per quelle società costituite da almeno 36 mesi, oppure nel caso delle imprese agricole.

Quali spese vengono finanziate

Gli investimenti ammessi all’agevolazione debbono sostanzialmente riguardare:

  • la produzione di beni industriali ed artigianali;
  • la trasformazione dei prodotti agricoli;
  • l’erogazione di servizi, con l’esclusione dei settori commercio e nel turismo.

Il DDL Made in Italy è entrato in vigore dallo scorso 11 gennaio 2024 e, nel corso del presente anno, sarà possibile presentare le domande per gli aiuti imprenditoria femminile.