Molte volte, durante i miei colloqui da consulente, mi sono sentito porre la seguente domanda: “Cosa posso fare, da un punto di vista assicurativo, per mio figlio?” La domanda è ovviamente importante e la risposta non può essere distratta, poiché si sta parlando di ciò che indubbiamente è il bene più caro per chi ci ascolta. Come si può facilmente immaginare, le soluzioni da poter implementare per i propri figli sono molteplici. Proviamo di seguito ad abbozzarne qualcuna, distinguendo le combinazioni assicurative che si possono offrire per fasce di età.
Da 0 a 5 anni
I primi anni di vita di un bambino sono certamente un momento intenso per i genitori, soprattutto per la madre: l’allattamento, le prime visite pediatriche, i primi vaccini, il nido, ecc. Il senso di responsabilità che generalmente si prova nei confronti della propria prole è in questo periodo ai livelli massimi.
Un aspetto assicurativo da non trascurare è quindi quello relativo ad una copertura caso morte. Al fine di garantire al proprio bambino un determinato tenore di vita anche in caso di decesso di uno o di entrambi i genitori, sarebbe opportuno stipulare una o due polizze temporanee caso morte, con assicurato cioè il maggior portatore di reddito in famiglia o entrambi i genitori. Se, ad esempio, è il padre (o la madre) che contribuisce per oltre il 70% al reddito familiare, può essere costui (o costei) ad assicurarsi, con beneficiario l’altro coniuge, per un capitale assicurato che sia pari circa a quattro, cinque volte il proprio reddito netto annuo. Con una somma siffatta, il genitore superstite può prendersi più tempo per organizzarsi e riuscire a subentrare al defunto nel mantenimento della famiglia. Nel caso che i redditi di entrambi i genitori fossero pressoché equivalenti, le due polizze caso morte – una con assicurato il padre ed una con assicurata la madre – dovrebbero prevedere beneficiari incrociati: quella con assicurato il padre beneficiaria la madre e viceversa. È spesso possibile abbinare ad una tutela caso morte una garanzia aggiuntiva per “morte accidentale” (leggi: da infortunio), con la quale il capitale assicurato addirittura raddoppia o persino triplica in caso di incidente stradale. La durata del contratto potrebbe accompagnare il figlio sino alla maggiore età o anche oltre.
In questo periodo della vita del bambino si fanno anche i primi progetti sul suo futuro. È quindi opportuno valutare anche soluzioni di piccolo risparmio assicurativo, che consentano cioè ai familiari di accantonare – mese mese o anno anno – piccole somme destinate alle prime spese che prevedibilmente si dovranno affrontare più avanti negli anni: per gli eventuali apparecchi ortodontici, per il primo motorino, per le prime vacanze con gli amici. Qui, l’offerta è assai vasta: dalle classiche polizze rivalutabili, a prodotti unit, a soluzioni miste. Esistono sul mercato anche soluzioni di risparmio espressamente dedicate ai bambini le quali, ad esempio, prevedono un incremento aggiuntivo del capitale rivalutato a scadenza in caso di ottenimento del diploma; in altri casi, al piano di versamenti periodici è abbinato un premio unico, aperto a versamenti liberi aggiuntivi e facilmente svincolabile. La durata del contratto dovrà essere tarata sull’obiettivo che si vuole raggiungere, ma generalmente compresa tra i dieci e i venti anni.
Dai 5 ai 18 anni
La prima polizza assicurativa a cui si pensa quando un figlio raggiunge i cinque anni è la Responsabilità Civile della famiglia, non a caso. Una pallonata tirata male al parco, un’azzardato attraversamento stradale con la biciclettina, una macchinina volata giù dal balcone possono tutti quanti comportare richieste di risarcimento onerose. Pertanto, è decisamente un bene tutelarsi in questo senso.
Ma le prime corse in bici, le prime partite di pallone, i primi esperimenti con i pattini possono recare danni anche al figlio stesso. Non è pertanto fuori luogo valutare una copertura infortuni di base, che garantisca al bambino o ragazzo di aver coperte le spese di cura post trauma, ad esempio. Alcuni contratti sul mercato consentono, ad esempio, di aggiungere gratuitamente i propri figli – al di sotto di una certa età – come assicurati nella propria polizza infortuni.
Va da sé che le coperture caso morte e le soluzioni di risparmio di cui abbiamo accennato nel paragrafo precedente risultano adeguate anche in questo periodo della vita dei propri figli, pur se con durate e obiettivi diversi.
Dai 18 anni in su
Raggiunta la maggiore età, può emergere una nuova esigenza da soddisfare. Facendo una previsione statistica, è possibile supporre che il proprio figlio inizierà a lavorare non prima dei venticinque anni, che il lavoro sarà inizialmente saltuario, e pertanto con ovvie scoperture contributive, che dovrà lavorare fino ai settant’anni e che percepirà una pensione – se la percepirà – decisamente modesta. È chiaro che un piano di previdenza integrativa potrebbe essere una buona idea da prendere in considerazione:
- per il figlio, poiché così inizierà presto ad accantonare cifre per il proprio futuro pensionistico;
- per il genitore, poiché potrà dedurre – finché il figlio è a carico – le somme versate sul piano sino ad un massimo di €5.164,57.