Forse non tutti sanno che – a livello europeo – la questione della parità di genere viene considerata tra quelle di primaria importanza. Ciò emerge anche dal fatto che esiste, ormai da ben 14 anni, un’agenzia specializzata dell’Unione, con sede a Vilnius (Lituania), dedicata proprio allo studio e alla promozione della parità di genere: l’European Institute for Gender Equality (EIGE).
Una preoccupazione, quella relativa alla disparità di genere, che ha anche impattato sulle strategie con cui è stato declinato il noto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il quale interviene direttamente ad accompagnare ed incentivare le imprese ad adottare politiche di riduzione del gender gap, grazie al cosiddetto “Sistema di certificazione della parità di genere”.
Affrontiamo quindi di seguito il tema della certificazione della parità di genere: cos’è, come si ottiene e quali vantaggi offre per le imprese.
Cos’è la certificazione della parità di genere
Cerchiamo quindi di capire cosa si intenda esattamente con la formula “certificazione della parità di genere”. Per prima cosa, ovviamente, dobbiamo chiarirci bene il significato di “parità di genere“. L’idea che sta dietro a tale espressione è che uomini e donne ricevano parità di trattamento durante la loro partecipazione a qualsiasi attività, senza che il loro genere sia da considerarsi un ostacolo, a meno che non vi sia una valida ragione biologica a motivare l’eventuale disparità.
Le più evidenti disparità di trattamento tra generi si trovano prevalentemente in ambito lavorativo, in primo luogo sul fronte salariale, dove mediamente le donne percepiscono compensi inferiori rispetto ai propri colleghi uomini.
Promuovere una maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro e assicurare loro una migliore qualità lavorativa sono gli obiettivi che si pone l’iniziativa della certificazione della parità di genere.
Per una impresa, l’essere certificata in relazione alla parità di genere consente inoltre di ottenere un punteggio premiale aggiuntivo, che è riconosciuto dalle autorità che erogano i fondi europei.
Certificazione della parità di genere: a chi rivolgersi
Per avere chiarimenti e delucidazioni in merito al Sistema di certificazione della parità di genere, il riferimento istituzionale è il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. I riferimenti normativi, che disciplinano il tema, sono la Legge 162/2021 e la Legge di Bilancio 2022.
L’Italia e la parità di genere nel contesto europeo
La situazione del gender gap, a livello europeo, è stata recentemente analizzata dall’EIGE. La fotografia che ne viene fuori, per l’Italia, è decisamente quella di una realtà piuttosto mediocre.
Come si può vedere dal grafico qui pubblicato, il nostro paese è all’ultimo posto, in Europa, in relazione al tema della parità di genere in ambito lavorativo, ben al di sotto della media continentale. La situazione migliora se si considera il problema in un’ottica più ampia, considerando tutte le aree di indagine dell’EIGE: lavoro, ricchezza, educazione, tempo, potere, salute e violenza. In tal caso, siamo ancora sotto la media europea, ma – diciamo così – a metà classifica.
Gli obiettivi dell’Italia in merito alla parità di genere
Il nostro paese, al fine di migliorare la propria situazione in merito al problema della parità di genere, si è posto l’obiettivo di ottenere, entro il 2026, l’incremento di cinque punti nella classifica generale sul gender gap elaborata dall’EIGE, passando così dall’attuale quattordicesimo posto al nono.