Aprile 27, 2024
Bonus Maroni 2023

Pare riconfermato anche per il prossimo anno il Bonus Maroni 2023. Per chi non lo sapesse, si tratta di un bonus pensionistico che consente a chi ha – par l’anno in corso – maturato quota 103 ma intende rimanere a lavorare, di farsi accreditare uno stipendio più alto. Scopriamo di seguito come funziona e a chi spetta.

Il Bonus Maroni 2023

Il Bonus Maroni, dicevamo, è una sorta di “premio economico“, destinato a coloro che, pur avendo maturato il diritto al pensionamento, decidono di rimanere ancora a lavoro. Il requisito che consente la richiesta del bonus è la cosiddetta “quota 103“. Vediamo nello specifico di che cosa si tratta.

Cosa è “Quota 103”?

La Legge di Bilancio 2023, emanata il 29 dicembre di un anno fa, ha introdotto, in via del tutto sperimentale, una forma particolare di pensione anticipata flessibile, denominata “quota 103”. 103 è, com’è intuibile, la somma di 62 e 41: 62 si riferisce all’età anagrafica, mentre 41 agli anni di contributi versati. In altre parole, ciò significa che un lavoratore può accedere alla pensione anticipatamente, “[…] al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 41 anni […]”.

Il Bonus Maroni nella Legge di Bilancio 2023

E’ il comma 286 dell’Art.1 della Legge di Bilancio 2023 che disciplina il Bonus Maroni. In esso si può infatti leggere che il lavoratore dipendente “pensionabile” secondo quota 103, se decide di continuare a lavorare, è esonerato dal versamento allo Stato della propria parte dei contributi. Ricordiamo infatti che i contributi all’INPS sono versati in parte dal datore di lavoro, a regime con una percentuale del 23,81%, in parte dal lavoratore stesso, a regime con una percentuale del 9,19%. Quest’ultima quota, pur se a carico del lavoratore, è materialmente versata dal datore di lavoro, il quale agisce cioè da sostituto di imposta.
Nel caso in cui il lavoratore decida – pur se pensionabile secondo “quota 103” – di rimanere a lavorare, la quota contributiva a suo carico del 9,19% non dovrà più essere versata all’INPS. Inoltre, il comma 286 dell’Art.1 precisa che “[…] la somma corrispondente alla quota di contribuzione a carico del lavoratore che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all’ente previdenziale […] è corrisposta interamente al lavoratore.” Quindi, in sostanza, il meccanismo è premiale, nel senso che riconosce in busta paga al lavoratore un bonus economico, pari alla propria quota contributiva.

La circolare INPS n.82 del 22 settembre 2023

Vale però la pena di specificare che i lavoratori ai quali viene praticato il taglio del cuneo fiscale si troveranno in realtà di fronte ad un bonus pensionistico assai ridotto. Ricordiamo infatti che, ai sensi della Legge di Bilancio 2023 e del successivo Decreto Lavoro, è previsto un esonero contributivo del lavoratore pari al 7% per le retribuzioni sino a 25.000 € e del 6% per quelle sino a 35.000 €. La circolare INPS n.82 del 22 settembre scorso chiarisce pertanto che l’importo accreditato in busta paga non sarà pari al 9,19%, bensì o al 2,19% o al 3,19%, in conseguenza del taglio del cuneo.

Il Bonus Maroni 2024

Per quanto è possibile leggere nella bozza attuale della Legge di Bilancio 2024, il Bonus Maroni verrà riconfermato anche per il prossimo anno. L’unica differenza sarà in relazione alla nuova “quota” per accedere alla pensione anticipata flessibile, non più pari a 103 bensì a 104: 63 anni di età anagrafica più 41 anni di anzianità contributiva.