Novembre 23, 2024

Come anticipato in un precedente articolo, recentemente la Corte di Cassazione si è pronunciata su un aspetto rilevante del Trattamento di Fine Mandato. Dal punto di vista fiscale, essa ribadisce il principio secondo il quale non ci sono limiti sulle somme da accantonare, le quali pertanto possono essere integralmente deducibili ai fini Ires/Irpef. ma che cosa è il TFM? Conviene alle imprese? Vediamo di approfondire meglio l’argomento.

Che cosa è il Trattamento di Fine Mandato

Il Trattamento di Fine Mandato non è altro che una indennità, riconoscibile all’amministratore di una società al termine del suo incarico. In un certo senso, possiamo paragonarlo al Trattamento di Fine Rapporto (TFR), ossia all’indennità riservata ai dipendenti della stessa società. In entrambi i casi, infatti, si tratta di parte del compenso pattuito, trattenuta e differita. La modalità con cui viene accantonata tale indennità può variare: da un fondo comune, ad un deposito bancario, ad una polizza vita, ad una semplice giacenza di conto corrente. A differenza del TFR, l’istituzione del TFM è del tutto facoltativa, conseguente cioè ad un accordo libero tra la società e i suoi amministratori. Sin qui abbiamo parlato di “amministratori” ma, di fatto, il TFM è contemplato per tutti quei collaboratori di società che non sottostanno ad alcun vincolo di subordinazione.

Come si istituisce il TFM

Al momento della nomina dell’amministratore, l’assemblea della società dovrà stabilire per esso un compenso annuo. La stessa assemblea può stabilire in quel momento di integrare tale compenso con una quota aggiuntiva, differita e liquidata al termine del mandato da amministratore. Affinché l’istituzione del TFM sia regolare, è importante che tale ipotesi sia già contemplata nello statuto della società o in una delibera d’assemblea con data antecedente all’atto in cui si dispone il diritto al Trattamento di Fine Mandato per l’amministratore. In altre parole, si deve stabilire in anticipo – prima dell’entrata in carica dell’amministratore – di riconoscere tale indennità.

Quanto accantonare come Trattamento di Fine Mandato

La questione di quanto accantonare come indennità di fine mandato è un tema che è stato a lungo dibattuto. Recentemente però, come già anticipato, la Corte di Cassazione si è espressa sostenendo che limitazioni alle somme accantonate non ve ne sono. Ciononostante, nel decidere quanto accantonare, è sempre opportuno adottare un principio di buon senso: è ovvio che la somma accantonata dovrà rispettare un principio generale di congruità rispetto situazione economica dell’impresa.

Il TFM conviene fiscalmente

La cosa fondamentale da sapere, per un amministratore d’azienda, è che il Trattamento di Fine Mandato è un costo totalmente deducibile per competenza dal reddito d’impresa. Inoltre, esso è tassato in capo all’amministratore solamente al momento della sua liquidazione, con una aliquota separata – non cumulando così con altri redditi e non incrementando, in tal modo l’aliquota Irpef. Come accennato in precedenza, affinché il TFM sia deducibile è fondamentale che l’atto della sua istituzione abbia una data certa antecedente all’inizio della collaborazione.

La tassazione separata del Trattamento di Fine Mandato

L’amministratore, al termine del suo mandato, riceve così – dall’azienda con cui ha collaborato sino a quel momento – l’intera somma accantonata come TFM, al netto sia di eventuali tassazioni su plusvalenze maturate sia del 20% del montante, trattenuto dall’impresa come ritenuta d’acconto. Se l’importo complessivamente erogato è inferiore ad un milione di euro, l’amministratore ha facoltà di scegliere per esso una tassazione separata. Questa equivale all’aliquota corrispondente alla metà del reddito complessivo netto del contribuente nel biennio anteriore all’anno in cui è sorto il diritto alla percezione dell’indennità di fine mandato.