In Italia il sistema pensionistico obbligatorio (o Primo Pilastro) è un sistema “a ripartizione” che si basa sul cosiddetto “Patto Intergenerazionale” : I contributi versati oggi dai lavoratori finanziano le prestazioni pagate oggi a chi ha raggiunto l’età pensionabile.
Ma quanti sono i lavoratori? Quanti i pensionati? Che rapporto c’è tra flusso in entrata dei contributi e flusso in uscita delle pensioni?
E’ facile rispondere a queste domande se prendiamo in esame alcuni dati come l’aumento della vita media (che si traduce in un numero sempre maggiore di individui che raggiungono l’età pensionabile) o il ritardato ingresso nel mondo del lavoro da parte dei giovani, la disoccupazione e lo stesso calo della natalità (e quindi, nel complesso, un flusso sempre minore di contributi da destinare al finanziamento delle pensioni).
Flussi sempre meno consistenti di contributi per finanziare flussi sempre più importanti di prestazioni pensionistiche: il risultato è un vero e proprio fallimento del Primo Pilastro, con l’impossibilità, da parte degli Enti di Previdenza obbligatoria, di far quadrare il bilancio tra entrate e uscite.
Per cui, sin dagli anni novanta, il legislatore ha cercato di porre rimedio a questa situazione con diversi interventi :
- Innalzamento dell’età pensionabile;
- Utilizzo del metodo di calcolo contributivo per le prestazioni pensionistiche (pensione calcolata in base ai contributi versati dal lavoratore durante l’intera vita lavorativa) in contrapposizione al vecchio metodo retributivo (pensione calcolata in funzione delle ultime retribuzioni percepite dal lavoratore) che ha rappresentato, insieme all’uso inappropriato del pensionamento anticipato, una delle maggiori cause del dissesto finanziario degli Enti di Previdenza obbligatoria.
Inoltre, per far fronte all’incredibile “gap previdenziale” dei futuri pensionati (per i trentenni di oggi si parla di una pensione che potrà corrispondere mediamente ad un 40%-60% dell’ultima retribuzione percepita, percentuale che varia a seconda del fatto che si tratti di dipendenti, lavoratori autonomi, uomini o donne), il legislatore ha favorito :
- La creazione di un Secondo e di un Terzo Pilastro della Previdenza : quella Complementare (ad integrazione di quella obbligatoria del Primo Pilastro) sia su base collettiva (Fondi Pensione Aperti e Chiusi) che su base individuale (PIP o FIP). Ed ecco che nasce e si affianca al tradizionale sistema “a ripartizione” quello “a capitalizzazione” tipico della Previdenza Complementare Privata : I contributi versati oggi dal lavoratore vengono destinati alla gestione finanziaria di un investitore professionale che ha l’obiettivo di erogare in futuro una prestazione pensionistica ad integrazione di quella obbligatoria;
- Le agevolazioni fiscali per i versamenti destinati a Previdenza Complementare;
- La destinazione del TFR a Previdenza Complementare.