Più passano gli anni di lavoro e più la quiescenza appare un traguardo sempre più lontano. E in effetti la cosa ha del vero, se pensiamo che prima della nota Riforma Fornero – 2011 – per andare in pensione bastavano 60 anni di età. Attualmente invece, com’è noto, non si esce dalla condizione lavorativa prima dei 67 anni. E sette anni in più di lavoro non sono poi così pochi. Il riscatto di laurea agevolato può essere quindi una opzione interessante, perché consente – a costi calmierati – di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, recuperando qualche anno di quiescenza sottrattoci nel 2011. Ma come funziona il riscatto di laurea? E in che senso può essere agevolato?
Cos’è il riscatto di laurea
Se si vuol sapere come funziona il riscatto di laurea, INPS ha una pagina dedicata a tale tematica. Per comodità, riportiamo qui di seguito alcune informazioni generali.
Tutti i laureati possono riscattare, ai fini previdenziali, gli anni passati all’università. Ovviamente con una precisazione importante: gli anni effettivamente riscattabili debbono coincidere con quelli del corso legale di laurea. Ciò significa che debbono essere esclusi dal computo gli anni fuori corso. Altra esclusione riguarda gli eventuali periodi di studio già coperti da contribuzione: uno studente-lavoratore, ad esempio, regolarmente “assicurato” durante il suo corso di studi, non può riscattare alcunché.
Non è necessario, comunque, riscattare l’intero corso di studi: è possibile, se opportuno ai fini previdenziali, scegliere anche di considerare per il computo solo singoli periodi, sufficienti ad esempio per maturare un determinato requisito di anzianità.
Come si calcola il riscatto di laurea
Prima di calcolare quanto si debba versare all’INPS per riscattare la laurea, è necessario appurare se il periodo oggetto del riscatto rientri nel sistema retributivo o in quello contributivo. Per chiarire, quest’ultimo decorre dal 1 gennaio 1996, pertanto chi si fosse laureato prima di tale data rientrerebbe nel sistema retributivo; viceversa, chi si fosse laureato dopo rientrerebbe invece in quello contributivo. Chiaramente, chi si trovasse “a cavallo” tra i due periodi, dovrebbe effettuare due calcoli distinti: uno per la parte di corso di laurea rientrante nel retributivo; l’altro per la parte rientrante nel contributivo.
Calcolo nel regime retributivo
Il riscatto di laurea ordinario prevede, per gli anni rientranti nel sistema retributivo, un calcolo piuttosto complicato, nel quale rientrano diverse variabili, quali l’età, la durata del periodo da riscattare, il sesso e le ultime retribuzioni. Tutte queste variabili sono rappresentate da uno specifico coefficiente, presente nelle tabelle allegate alla Legge 1338/1962 (Art.13). L’idea è quella di moltiplicare il coefficiente che ci corrisponde per la differenza tra il calcolo della pensione al lordo degli anni da riscattare e il calcolo della pensione senza gli anni da riscattare. Il risultato ci darà quanto dovuto.
Ricordiamo che sono obbligati al calcolo retributivo tutti coloro che hanno maturato anzianità contributiva pari o superiore ai 18 anni prima del 31 dicembre 1995, anche se il periodo di riscatto è successivo a tale data.
Calcolo nel regime contributivo
Passiamo al riscatto di laurea, calcolo contributivo. Qui le cose si fanno un po’ più semplici poiché, per arrivare all’importo finale, debbo considerare l’aliquota contributiva del proprio regime di appartenenza – ad esempio, il 33% per i lavoratori dipendenti – e moltiplicarla prima per la retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi meno remoti e poi per gli anni da riscattare.
Il riscatto di laurea agevolato
E’ facile verificare, facendo due conti, che le somme da versare, sia nel primo sia nel secondo caso, sono piuttosto rilevanti, pari cioè a decine e decine di migliaia di euro.
Il riscatto di laurea agevolato consente però di risparmiare, in taluni casi, anche sino al 70%. Questo è dovuto al fatto che l’aliquota contributiva è necessariamente quella del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (33%) ma applicata sul minimale degli artigiani e commercianti vigente nell’anno di presentazione della domanda (pari a 17.504 € per il 2023) e non sulla nostra retribuzione pregressa.
Possono optare per il calcolo agevolato anche coloro che hanno qualche anno da riscattare nel sistema retributivo, ma in al caso rinunceranno a vedersi liquidare la pensione col sistema misto.
A conti fatti, il vantaggio economico – in relazione all’esborso – c’è. Ma è ovvio che l’opzione potrebbe penalizzare, anche significativamente, in relazione alla futura pensione percepita, a causa della minor contribuzione riferita agli anni riscattati.